Aldo Bacino presenta il manoscritto del Sac. Don Giò Andrea Guarino

Ultima modifica 31 luglio 2018

Cappellano nel 1750 del Reclusorio di S. Pietro in Termini Imerese

Frequentando la nostra Biblioteca comunale, sempre alla ricerca di notizie storiche sulla nostra città, ebbi modo di aver fra le mani un voluminoso manoscritto di un tal Don Giò Andrea Guarino, era il periodo in cui facevo delle ulteriori ricerche sul Monastero di Santa Chiara in Termini e già dalle primissime pagine mi resi conto che il manoscritto era una buona fonte su quanto io cercavo.

E' indubbiamente una documentazione che si differenzia dalle fonti ufficiali che di norma si possono consultare perché il manoscritto, scritto dal Sacerdote Don Giò che fù anche Confessore e Cappellano in San Pietro, in Santa Chiara e Superiore di molte Congregazioni, ed oltre a lui, anche i suoi fratelli ricoprirono in parte gli stessi incarichi e quindi, avendone la possibilità, da "addetto ai lavori", Don Giò utilizza, per il suo "Libro in cui ecc..." la documentazione degli archivi, compreso ovviamente quello di S. Pietro e Santa Chiara, ed'altri delle varie Congregazioni. ( archivi dei quali resta ben poco solo recentemente su interessamento dell'Archeoclub e mio personale, grazie al Dott. Giunta, Sindaco della città, l'archivio di San Pietro è stato recuperato e
salvato da una fine ingiuriosa ) Inoltre, Don Giò descrive con molti particolari i tanti lavori da lui fatti effettuare, o a cui aveva assistito, i materiali usati e i luoghi in cui tali lavori vennero eseguiti entro le mura della Clausura, e di diverse chiese.
Sin dalle prime pagine valutai quella documentazione più importante dell'Opera del Solìto perché descrive eventi storici avvalorati da documenti ai quali il Sacerdote Guarino, aveva libero accesso.
Per un certo periodo mi recavo giornalmente in Biblioteca per copiare tale manoscritto, ma dopo pochi capitoli mi resi conto che, oltre sul Monastero di S. Chiara, forniva un mare d'informazioni su altri Monasteri e chiese e lavori e cronache termitane. Santa Chiara passò subito in secondo piano ed i miei interessi si spostarono sugli altri argomenti che quella fonte inesauribile forniva, avevo già cominciato la copia ma procedere ancora con tale sistema mi creava molti problemi, dovetti arrendermi per la complessità del volume e sopra tutto perché la scrittura usata dal Guarino non era di facile lettura a causa delle molteplici abbreviazioni usate e perché il testo era in parte rovinato dal tempo e perché gli inchiostri usati nel 18° sec. spesso si spandevano sul foglio in modo non uniforme e quindi alcune singole lettere risultano illeggibili, se a questo aggiungiamo che nel 1700
erano correnti alcuni termini lessicali da noi oggi sconosciuti o poco usati, avremo un quadro di non facile soluzione nel breve tempo che potevo trascorrere in biblioteca per copiare ogni singolo foglio delle circa trecento pagine rispettandone, la punteggiatura, le molteplici abbreviazioni, gli errori che il Guarino compie, come tutti quelli che scrivono, ( ovviamente io sono in testa per errori, specialmente nella punteggiatura), ed ancor di più le dozzine di volte che ripete le stesse parole nel breve spazio di un foglio ed in ultimo dover continuamente controllare ogni singola parola se è scritta nello stesso modo in cui era riportata magari due righe prima, perché spesso scrive per esempio in maiuscolo la prima lettera per poi scriverla subito dopo in minuscolo ed ovviamente io dovevo attenermi al testo in modo fedele.

- Vedi il manoscritto


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